Per ritrovare i profumi perduti, effluvi di un tempo passato, bisogna andare a Versailles, alle porte di Parigi, dove sorge l’unico museo delle fragranze scomparse. Inaugurato nel 1990, Osmothèque oggi ospita quasi 1.800 essenze: sono conservate a una temperatura costante di 12° C e sigillate con l’argon, un gas più pesante dell’aria, per preservare l’aroma. Soprattutto quello delle 400 fragranze estinte.
Artefice del progetto è un uomo che ai profumi ha dedicato tutta la vita: Jean Kerléo, il creatore di 1000 (1972) e Sublime (1992) per Jean Patou, Eau de Sport per Lacoste (1968) e Yohji per Yohji Yamamoto (1996). Tutto inizia negli anni Settanta, quando Kerléo approda a Patou. Qui gli viene affidato il compito di creare una nuova edizione di profumi non più disponibili sul mercato. La somiglianza tra la vecchia e la nuova versione stupiva gli addetti ai lavori. «Purtroppo, altrettanto spesso — racconta oggi — quando proponevo creazioni interamente mie, il commento più frequente era: «Sì, ho sentito qualcosa di simile tempo fa. Ma il profumo era migliore». Per capire se le critiche erano fondate o meno, avevo un solo mezzo: ritrovare gli aromi originali». L’obiettivo non è semplice: bisogna convincere i proprietari delle essenze perdute a consegnare le loro ricette e poi riuscire a riprodurle. «Inoltre — continua Kerléo — spesso le formule sono imprecise». Senza contare che alcune materie prime sono diventate costose o introvabili: il muschio, estratto dalle secrezioni ghiandolari di animali muschiati, è vietato. Come l’ambra grigia, derivata da residui dello stomaco delle balene.
Il primo tesoro di Osmotèque è stato il Crêpe de Chine (1925) di Millot, la cui formula fu spontaneamente ceduta dal proprietario della grande casa profumiera. Oggi tuttavia i vertici societari sono più restii a rivelare i loro segreti, dato che i profumi del passato potenzialmente sono una miniera d’oro. Lo dimostrano la longevità di Chanel n. 5, nato nel 1921, e di Eau Sauvage di Dior, creato da Edmond Roudnitska nel 1966.
Eppure la passione e l’ostinazione di Kerléo vengono apprezzate. Patricia Nicolai, presidente di Osmothèque, racconta che il museo ha 3mila visitatori all’anno. Durante il tour guidato vengono loro fornite informazioni e il privilegio di annusare, spruzzati su apposite mouillettes (strisce di carta) profumi mitici. Tra essi, il leggendario Fougère Royal, creato nel 1884 da Houbigant. Il fougère è la felce, che in natura è senza odore. «Ma se Dio gliene avesse dato uno sarebbe stato quello di Fougère Royal», pare abbia affermato il suo creatore. Racconta Kerléo: «Per avere la formula contattai Antoine Javal, uno degli eredi della società. Mi rispose che me l’avrebbe data solo se avessi saputo rifare, basandomi sul mio naso, il Fougère Royale che lui ricordava dall’infanzia. E così feci».
Nella collezione di Kerléo c’è anche l’acqua di colonia usata da Napoleone a Sant’Elena: «Un signore mi fece avere la copia di un foglietto trovato nello scrittoio di Louis-Etienne Saint-Denis, secondo valletto dell’illustre esiliato. Era un semplice mix di alcol e agrumi: le poche materie prime disponibili in loco».
Il fondatore di Osmothèque vorrebbe che i visitatori capissero che la creazione dei profumi è un’arte: «La nostra attività è stata considerata un lavoro misterioso, come quello di un alchimista. Invece è un’opera creativa: un naso memorizza i singoli aromi e li mescola come colori sulla tela».
osmotheque.fr
